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Telefonini a conchiglia ed economici preferiti agli smartphone
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Privacy, Taiwan contro Apple e Samsung (ven, 05 dic 2014)
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Censis: italiani soli e narcisi, 'selfie' lo dimostrano (ven, 05 dic 2014)
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Raffica di ticket in arrivo: dal 2012 «tassa» da 10 euro

Dal prossimo anno l'aggravio fisso su visite specialistiche e analisi ma dal 2014 l'ondata di prelievi dovrà garantire il 47% dei risparmi.

L’antipasto, dal 1° gennaio del 2012, sarà il ritorno del superticket da 10 euro su visite specialistiche e analisi mediche. Ma dal 2014 scatterà una vera propria raffica di ticket aggiuntivi imposti dallo Stato: sui farmaci e su tutte le prestazioni sanitarie, magari anche sui ricoveri in ospedale. E non sarà poca cosa: i ticket potrebbero dover garantire il 47% dei risparmi.
Tra tagli alla spesa e ticket, la sanità è chiamata a dare un contributo sostanzioso alla manovra di contenimento dei conti pubblici. L’ultima bozza del decreto legge - che conferma dal prossimo anno la privatizzazione della Croce Rossa – parla chiaro: forse anche per effetto dei costi standard, si prevede un aumento ridotto dei fondi per la salute che nel 2013 aumenteranno dello 0,5% e nel 2014 dell’1,4 % sul 2012, al netto dei tagli al personale (stop di un altro anno del contratto e blocco del turn over) sia dipendente che convenzionato.
Naturalmente i tagli secchi alla spesa faranno la loro parte, eccome. Dal 2012, in attesa dei costi standard per servizi e forniture, ci sarà una prima applicazione dei prezzi di riferimento sugli acquisti di beni e servizi anche per dare sprint alle centrali regionali d’acquisto: dai dispositivi medici ai farmaci fino alle prestazioni e ai servizi sanitari e non sanitari. Mentre dal 2013 l’Aifa sposterà in farmacia altri farmaci ospedalieri, che oggi valgono 2,2-2,4 miliardi di rosso per le Regioni, cambiando insieme il tetto di spesa farmaceutica sul territorio. E ancora dal 2013 nascerà un «tetto» di spesa (sia nazionale che regionale) per l’acquisto dei dispositivi medici.
Ma la novità è il capitolo ticket: dal 2014, si legge, saranno «introdotte misure di compartecipazione sull’assistenza farmaceutica e sulle altre prestazioni erogate dal Ssn». I ticket saranno «aggiuntivi» rispetto a quelli già in vigore nelle Regioni e dovranno garantire appropriatezza, efficacia ed economicità delle prestazioni sanitarie «nel rispetto del principio dell’equilibrio finanziario». Gli importi delle manovre dovranno essere concordati in un’intesa tra Governo e Regioni entro fine 2012, altrimenti il decreto già predispone il menu percentuale dei tagli: i ticket da soli dovranno garantire il 47% dei risparmi nel 2014. Anche perché dal prossimo anno lo Stato non rifinanzierà il superticket da 10 euro su specialistica e diagnostica (non quello da 25 euro sui pronto soccorso, già oggi in vigore dappertutto): lo farà per quest’anno, concedendo i 486,5 miliardi che mancano all’appello da giugno a dicembre, poi dovranno pensarci le Regioni. O meglio, i cittadini, se i governatori (come è facile) non troveranno risorse in altre pieghe dei loro bilanci.

 

Fonte: Il Sole 24 Ore

Il defibrillatore sul territorio. Nuovo decreto ministeriale disciplina la distribuzione e i criteri di utilizzo

Adesso defibrillatori potranno essere disponibili nei luoghi più affollati come cinema e grandi magazzini.

ROMA - Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 129 del 6 giugno 2011 il Decreto del Ministero della Salute sulla “Determinazione dei criteri e delle modalità di diffusione dei defibrillatori automatici esterni di cui all'articolo 2, comma 48, della legge n.191/2009. (11A07053)”.
Il decreto ribadisce alcuni aspetti già noti tra gli operatori del settore. Da un lato il riconoscimento che la presenza del defibrillatore in alcune situazioni di arresto cardiaco è in grado di fare la differenza nel tentativo di salvare una vittima di arresto, dall'altro viene confermata la tempistica per poter rendere efficacia il suo utilizzo (max 4-5 minuti). Ecco dunque la necessità che la presenza dei defibrillatori nei luoghi pubblici deve essere accompagnata da una adeguata visibilità espositiva. Non di meno è anche importante la formazione degli utilizzatori del DAE (defibrillatore automatico esterno) o AED (automated external defibrillator), che dunque non necessariamente deve essere costituito da personale sanitario. Dovranno essere le Regioni a dover adesso redigere le "proposte" per lo sviluppo di questa nuova politica di prevenzione cardiovascolare su vasta scala. Qualcuno infatti - tenuto anche conto dello scarso budget messo a disposizione (otto milioni di euro per il triennio 2010-2012 da suddividere tra le regioni - suggerisce una defiscalizzazione a chi, anche come privato cittadino, decide di acquistare un defibrillatore semiautomatico.

 

Fonte: medpress.it

Anche l'infermiere paga la «colpa medica»

Cassazione. Considerato responsabile per il decesso di un paziente dopo l'intervento

MILANO - Anche l’infermiere è responsabile penalmente per “colpa medica”. Anche a lui spetta un ruolo nella tutela della salute del paziente, un ruolo cautelare, per esempio, per quanto riguarda il controllo del decorso postoperatorio e sulla convalescenza. La Corte di cassazione (quarta sezione penale, sentenza n. 24573, depositata ieri) ha così annullato la pronuncia con cui il Gup aveva dichiarato il non luogo a procedere nei confronti di alcuni medici accusati dalla famiglia di un paziente di avere sottovalutato le condizioni di un familiare che, ricoverato d’urgenza dopo un incidente di moto, era dopo pochi giorni deceduto.
Alla base del proscioglimento, almeno per gli infermieri, c’era la considerazione per cui le funzioni di ausiliari del personale medico escludono che gli infermieri possano avere una propria autonomia di valutazione sulla verifica della compatibilità del quadro clinico del paziente con l’intervento e le cure dei medici. Insomma,gli infermieri, in punta di diritto, ma anche di fatto, per il Gup non rivestono una tipica posizione di garanzia.
Sul punto la Cassazione è però netta e dichiara di non condividere una pronuncia che ha frainteso completamente i principi applicabili nella materia. Per la Cassazione, infatti, rientra nei compiti specifici dell’infermiere quello di controllare il decorso della convalescenza del paziente ricoverato in reparto «sì da poter porre le condizioni, in caso di dubbio, di un tempestivo intervento de1medico». Quello del Gup, oltretutto, è - per la Cassazione - un ragionamento che finisce per mortificare le competenze professionali degli ausiliari che invece si trovano a svolgere «un compito cautelare essenziale nella salvaguardia della salute del paziente, essendo, come detto, l’infermiere onerato di vigilare sul decorso post operatorio». È sbagliato fare riferimento all’autonomia valutati va, di cui sarebbe sprovvisto l’infermiere a differenza del medico; decisivo, invece, l’obbligo dell’infermiere, anche solo in caso di dubbio ragionevole, di chiamare l’intervento del medico di turno, cui affidare la decisione finale.

 

Fonte: Il Sole 24 Ore

Sanità: Russo, meglio i “comandati” che i “raccomandati”

PALERMO - «Credo che i cittadini onesti intellettualmente e scevri da condizionamenti politici o altro tipo di interessi debbano essere correttamente informati su alcuni importanti aspetti amministrativi riguardanti la vita dell’assessorato. Ritengo quindi opportuno fare chiarezza in merito a un articolo, pieno di insinuazioni e omissioni, pubblicato da “La Repubblica”». 
È stata la dichiarazione dell’assessore regionale alla sanità ed ex magistrato, Massimo Russo, il quale ha così impostato la sua “difesa” contro le “insinuazioni” pubblicate su “Repubblica” di Palermo dello scorso 18 giugno in un articolo recante il titolo “Sanità, confermato lo staff dell’assessore: c’è anche lo zio della moglie di Russo”, e che è possibile reperire nella nostra sezione dedicata alla rassegna stampa.
«La legge del 2004 che prevede l’utilizzo dei “comandati” (personale delle aziende sanitarie chiamato a lavorare in assessorato) - ha spiegato Russo - è stata voluta dal governo Cuffaro e prevede la possibilità di usufruire di ben 35 “soggetti Comandabili”, ponendo gli oneri per il trattamento principale a carico dell’Amministrazione regionale. Quando ho assunto le redini dell’assessorato, nel giugno del 2008, vi erano 20 soggetti in comando. In questi tre anni ne ho sostituito alcuni puntando sempre alle migliori professionalità per le sfide imposte dal “Piano di rientro” e ad oggi i comandati sono 29, gran parte dei quali dirigenti medici e farmacisti, professionalità pressoché inesistenti nel ruolo regionale della dirigenza. Oltretutto, trattandosi sostanzialmente di una “partita di giro”, non ci sono aggravi di costi per la pubblica amministrazione. L’articolo cita correttamente gli emolumenti aggiuntivi rispetto allo stipendio base (23.000 euro l’anno) ma omette di dire che tale beneficio va a compensare una serie di voci previste in busta paga di cui i “comandati” non usufruiscono più».
«In quanto ai miei “soldati” - ha continuato Russo - è appena il caso di ricordare che Duilia Martellucci (figlia dell’ex sindaco), Fabrizio Geraci (cugino dell’on. Scoma) e Maria Paola Ferro (moglie del rettore Lagalla) erano “comandati” in assessorato prima del mio arrivo e ho ritenuto di confermarli per la serietà e la professionalità. I riferimenti ad altre persone (Murè, Crema, Noto, Leonardi e Traina) sono frutto di quella fantasia giornalistica che a Repubblica non fa difetto. In quanto allo zio di mia moglie, Attilio Mele, sarebbe stato opportuno citare il suo curriculum e sottolineare che l’attività svolta lo pone come uno dei più qualificati responsabili delle Strutture Regionali di Coordinamento secondo il giudizio del Centro Nazionale Sangue, autorità competente in materia. E non si comprende l’insinuante riferimento a Maria Grazia Furnari, quasi che la sua parentela acquisita con il pm De Lucia (è la cognata) possa essere un elemento penalizzante. Stupisce poi il riferimento a un “piccato” presidente Lombardo che mi avrebbe richiamato all’ordine, considerato che la mia attività di assessore si è sempre esplicata in piena autonomia e con il pieno sostegno del presidente». 
«La cosa che più sorprende e delude - ha proseguito - è che un giornale che si definisce progressista non si pone invece le domande più importanti per i cittadini-lettori: perché Russo ha ritenuto di cambiare i vertici dell’assessorato? Oppure: i “comandati” dell’assessore lavorano bene? Sono bravi? Producono risultati? Credo che avere risparmiato 800 milioni di euro in tre anni e avere avviato una serie di riforme epocali, apprezzate in tutta Italia, sia una risposta più che sufficiente. Risultati che sono da ascrivere all’ottimo lavoro del personale regionale insieme al personale comandato che, provenendo dalle aziende e conoscendone il funzionamento, ha consentito di condurre la ristrutturazione in maniera ottimale. Insomma, una squadra di seri “comandati” e non di “raccomandati” di cui rispondo pubblicamente per meriti o demeriti e di cui, sino ad ora, sono sinceramente e pubblicamente orgoglioso. Si è trattato, in fondo, di un ottimo “investimento” per la Sicilia e per i siciliani. Se “Repubblica”, legittimamente, ritiene il contrario esprima le critiche con fatti e numeri e non con le solite mistificazioni, alle quali oramai da tempo ci ha abituato. Citare il malcontento dei funzionari rimossi (ovviamente anonimi) senza ricordare che con loro la sanità era sull’orlo del baratro non è intellettualmente onesto. Così come sorprende lo scarso spazio giornalistico dedicato al “Libro bianco” che cita i numeri e i fatti concreti del cambiamento in sanità». 
«Da vecchio lettore di Repubblica - ha concluso l’assessore Russo - dispiace notare che la linea editoriale locale da qualche anno sia appiattita su valori culturalmente arretrati: le recenti consultazioni elettorali hanno confermato anche in Sicilia un vento riformatore e una voglia di rinnovamento che questo governo vuole con forza da anni e che invece certe analisi “gattopardiane” sembrano voler rallentare o peggio ancora arginare. Né mi consola sapere delle profonde spaccature all’interno della redazione dove in molti gradirebbero ben altro - e alto - prodotto giornalistico».

 

Fonte: medpress.it

Istituita in Sicilia la rete per l’infarto

PALERMO - E’ stata costituita la commissione regionale di coordinamento della “rete per l’infarto miocardico acuto” prevista nel decreto con cui vengono definite le linee guida organizzative e cliniche per la gestione dell’infarto con l’obiettivo di garantire la tempestività la qualità dell’intervento di soccorso ai soggetti colpiti da infarto e dunque di ridurre la mortalità preospedaliera. 
La commissione è composta dai dirigenti dell’assessorato regionale della Salute Maria Grazia Furnari, Dino Alagna, Rosalia Murè, Lorenzo Maniaci e Giovanni De Luca; dal presidente regionale dell’Associazione medici cardiologi ospedalieri (Anmco) Ernesto Mossuti e dal delegato regionale del Gruppo italiano studi emodinamici (Gise) Antonino Nicosia. 
I compiti della commissione saranno quelli di definire e aggiornare periodicamente il Documento istitutivo della “rete” (operativa dal gennaio 2012) che deve comprendere i percorsi diagnostico-terapeutici di riferimento regionale, il ruolo dei diversi servizi, le risorse necessarie, il monitoraggio dei dati di attività della rete e l’elaborazione di report semestrali. 
Con le nuove linee guida, dunque, si punta a una corretta interoperatività tra la rete del 118, i Pronto soccorso, le unità operative di cardiologia, le Utic (unità terapia intensiva coronarica) ed i laboratori di emodinamica. 
Il decreto, firmato dall’assessore regionale per la Salute, Massimo Russo, individua anche quattro commissioni regionali di macroarea, il cui bacino di utenza corrisponde a quello delle centrali del 118, che devono prevedere la presenza del direttore della centrale operativa del 118 del bacino corrispondente, di un dirigente cardiologico di una Utic, un responsabile di emodinamica, un responsabile dell’area di emergenza o di Pronto Soccorso e un direttore generale o sanitario di una delle aziende sanitarie afferenti al bacino di competenza. 
Le Commissioni di macroarea, entro un mese, dovranno proporre alla commissione di coordinamento regionale una prima valutazione per la successiva identificazione delle Unita’ di rete. Queste le commissioni regionali di macro area: 
PALERMO-TRAPANI: Gaetano Marchese, Vincenzo Cirrincione (referente), Amerigo Stabile, Antonio Siracusa, Salvatore Mannino; 
CATANIA-RAGUSA-SIRACUSA: Maria Concetta Monea, Antonio Fiscella, Corrado Tamburino (referente), Giuseppe Carpinteri, Angelo Pellicanò; 
MESSINA: Gaetano Sutera, Rosario Evola, Rosario Grassi (referente), Mara Gioffrè, Santo Conti; 
CALTANISSETTA-AGRIGENTO-ENNA: Elio Barnabà, Ignazio Vaccaro, Giovanni Saccone (referente), Giovanni Nicotra, Paolo Cantaro. 

Fonte: Comunicato dell’Ufficio Stampa Presidenza della Regione Siciliana

Il soccorritore che scende dall'ambulanza del 118. Dove andrà?

"Gentile direttore,
sono un medico di 118, lavoro su un'ambulanza di Palermo ed ho saputo che da qualche settimana a Trapani e probabilmente nelle prossime settimane in tutta la Sicilia toglieranno un soccorritore dalle ambulanze medicalizzate. Mi chiedo: dove andranno a finire questi soccorritori? Verranno licienziati per cui diminuirà la spesa sanitaria? O come credo verranno spostati in un'azienda ospedaliera? Ma allora dove stà il risparmio? Poi mi sembra che il discoro del risparmio è ridicolo, io parlerei prima di qualità del servizio e poi penserei al risparmio. Come si può effettuare una rianimazione cardio-polmonare in tre? Prima di tutto bisognerebbe chiedere a chi ci lavora sulle ambulanze. Andiamo per gradi: si arriva sul posto l'autista lascia il soccorritore, l'infermiere ed il medico e va a posizionare l'ambulanza in sicurezza e che non intralci il traffico; quindi in tre si sale dal paziente; il medico visita ed in caso di codice rosso il soccorritore effettua il massaggio cardiaco, l'infermiere posiziona l'accesso venoso e somministra i farmaci ed il medico si occupa delle vie aeree con intubazione e ventilazione, poi bisogna posizionare le placche del defibrillatore e gli elettrodi del monitor. 
E l'autista? Dopo aver posteggiato l'ambulanza arriva sul posto, dà il cambio al soccorritore che non può effettuare il massaggio per trenta minuti consecutivi, oppure va in ambulanza per prendere altri presidi, oppure prende la barella e la avvicina il più possibile al paziente. E come si scende il paziente se devi ventilarlo a mano con ambu e devi anche scendere due borsoni, un defibrillatore, una o due bombole di ossigeno, il monitor e magari portarsi anche i rifiuti speciali e pericolosi per l'incolumità della popolazione? Mi è capitato un caso recente allo stadio delle palme, per fortuna eravamo in quattro. E se devo essere preciso abbiamo avuto anche bisogno di un onesto cittadino che ci ha dato una mano a tenere la flebo. Ed il giorno che capiterà ad un parente di uno di coloro che stanno decidendo di "risparmiare"? Perchè, ricordiamolo, anche loro possono avere bisogno."
F.O.

 

Gentile collega,
nulla da eccepire sulla necessità che il personale che prende parte alla costituzione di una squadra di emergenza sanitaria debba essere composta secondo un logiche non legate a forme di esclusivo risparmio. Il rischio è di creare una situazione di pericolo e di scarsa efficienza degli interventi. Senza dubbio la miglior forma di risparmio è di provvedere alla ottimizzazione delle postazioni senza modificare il personale impiegato.

 

Fonte: medpress.it

L’Ospedale Muscatello di Augusta non chiude

AUGUSTA - In un comunicato stampa datato 31 maggio, ma giunto in redazione nella giornata di oggi, l’Ufficio Stampa della Azienda Sanitaria Provinciale aretusea fornisce alcuni dettagli sulla questione della paventata chiusura del nosocomio megarese. «L’ospedale Muscatello non chiude – si legge nel comunicato -, anzi continuerà a garantire, nel migliore dei modi, l’offerta sanitaria nel territorio di Augusta. Nessuno e in nessuna sede ha mai messo in discussione l’esistenza dell’ospedale Muscatello. Semmai, il problema che oggi si pone è quello della sua riqualificazione per fare sì che all’interno del sistema costituito della rete ospedaliera della provincia, ed in particolare del distretto nord, possa fornire risposte assistenziali sempre più adeguate all’esigenza della popolazione».
La conferma arriva da due lettere inoltrate ieri al sindaco di Augusta, rispettivamente a firma del dirigente generale del Dipartimento pianificazione strategica dell’Assessorato della Salute Maurizio Guizzardi e del direttore generale dell’Asp di Siracusa Franco Maniscalco, le quali, insieme, smentiscono categoricamente le voci diffuse e reiterate circa la chiusura del nosocomio megarese mentre confermano l’impegno che le due Istituzioni sinergicamente stanno ponendo nella ricerca di una soluzione definitiva e condivisa a una vicenda che si trascina ormai da troppo tempo.
«Gli investimenti programmati per completare la nuova ala, i concorsi in atto per la copertura di alcune posizioni apicali mediche, l’avvio dei nuovi reparti di oncologia e neurologia previsti dal piano di rimodulazione regionale, la disponibilità a riconsiderare alcune scelte quali quella relativa alla collocazione del servizio psichiatrico – si legge nella missiva a firma di Maurizio Guizzardi – mi sembra che possano essere precisi segnali della volontà di salvaguardare un presìdio ospedaliero che svolge un ruolo rilevante nella tutela della salute della popolazione del territorio. Per il resto – prosegue la lettera – stiamo lavorando, l’Azienda con il supporto regionale, ad un progetto complessivo di revisione e sviluppo del presidio che ne rilanci il ruolo e che, eventualmente, veda la partecipazione dell’operatore privato già operante nel comune di Augusta».
Sulla stessa linea la lettera del direttore generale dell’Asp di Siracusa Franco Maniscalco il quale ribadisce che «l’ospedale non chiuderà» e che «è infondata» la notizia secondo cui il primo giugno sarebbero stati trasferiti reparti ospedalieri ad altra sede. Nella lettera, inoltre, il direttore generale ricorda al sindaco che in occasione della recente visita ad Augusta del dirigente generale dell’Assessorato della Salute, è stata, tra l’altro, evidenziata «l’opportunità di inserire la psichiatria nell’offerta ospedaliera di Augusta previa modifica del decreto di rimodulazione della rete ospedaliera», mentre a conferma della massima attenzione che insiste sull’ospedalità megarese da parte delle due Istituzioni, evidenzia l’assegnazione dei finanziamenti da parte dell’assessorato della Salute pari a circa 12 milioni di euro, nonché l’indizione di concorsi per la copertura di posti vacanti di neurologia, cardiologia, oncologia medica ed altri, i cui atti sono stati trasmessi alle rispettive Commissioni.
La nota del direttore generale conclude ritenendo utile ricordare, peraltro, che il prossimo 8 giugno si svolgerà in assessorato un incontro tra il legale rappresentante della struttura privata di Augusta e la Direzione di questa Azienda al fine di definire le condizioni per la realizzazione di una sperimentazione gestionale tra sanità pubblica e sanità privata, entrambi protagonisti essenziali dell’offerta sanitaria su Augusta.

 

Fonte: medpress.it

OMS. Rischio di cancro dall'uso smodato del telefonino

ROMA - Un gruppo di 31 esperti dell'International Agency for Research on Cancer, agenzia che fa capo all’OMS, ha segnalato il possibile rischio che il cellulare sia cancerogeno. In particolare sono stati rilevati i rischi prodotti dai campi elettromagnetici e al momento esistono evidenze solo per il glioma, un particolare tipo di tumore cerebrale maligno, e per il neuroma acustico, un tumore benigno. Sono state fornite alcune raccomandazioni per ridurre l'esposizione ai campi elettromagnetici a radiofrequenza, per esempio utilizzando gli auricolari o preferendo gli sms alle telefonate. Ma il problema era già stato da tempo oggetto di studio anche in Italia - fanno notare i pediatri della FIMP -, posto l'elevato numero di cellulari su tutto il territorio nazionale, e sull’uso, spesso eccessivo, che se ne fa anche fra i bambini. Le uniche segnalazioni riguardavano tuttavia i rischi legati alle emissioni delle antenne dei ripetitori.
In un comunicato stampa della FIMP, il principale sindacato dei medici pediatri italiani, viene sottolineato come l’atteggiamento dimostrato in passato su questa questione è sempre stato di prudenza. «Finora il mondo della pediatria, - si legge nella nota - in assenza di prove scientifiche dimostrate, aveva consigliato un uso prudente di questi dispositivi, almeno tra i bambini, soprattutto evidenziando gli aspetti sociali dovuti all’uso improprio (a scuola, in luoghi pubblici, la dipendenza da SMS e chat)». 
«Da un punto di vista tecnico, i cellulari, così come i forni a microonde ed altri dispositivi elettrici di uso comune, emettono radiazioni non ionizzanti, onde troppo deboli per danneggiare direttamente il DNA e causare il cancro». 
Quindi il mondo scientifico ha sempre sottolineato che in atto non esiste un meccanismo biologico noto in grado di spiegare come le radiazioni non ionizzanti siano capaci di provocare il cancro o altri problemi fisici.
«Ora, - ha dichiarato Giuseppe Mele, presidente della FIMP - anche se il gruppo di esperti non ha fornito specifiche raccomandazioni ai consumatori, noi, come pediatri, di fronte alla sempre maggiore diffusione di campi elettromagnetici e il maggiore tempo di esposizione, secondo un principio di precauzione, proponiamo alcuni suggerimenti da dare ai genitori, in attesa che l’OMS possa dare indicazioni più accurate sulla sicurezza di queste apparecchiature». Le raccomandazioni e i consigli che vengono elencati dai medici pediatri della FIMP sono i seguenti:
1. Non usare coperte elettriche o altri dispositivi elettrici nel luogo dove si dorme (ad esempio la luce notturna sul comodino);
2. Controllare dove si trova l'interruttore centrale ed il salvavita e non dormire vicino ad esso;
3. Non passare troppo tempo vicino ad apparecchiature elettroniche accese (ad esempio la sveglia sul comodino);
4. Non lasciare che i bambini guardino la cottura del cibo all'interno del forno a microonde;
5. Tenere il router wi-fi il più lontano possibile dai vostri familiari, mettendolo in un cassetto o in un armadio;
6. Tornare al telefono fisso e liberatevi del cordless in casa;
7. Non dare i cellulari ai bambini;
8. Usare un auricolare a filo e non un dispositivo bluetooth.
«Anche se non sono raccomandazioni scientifiche - conclude Mele -, sono “consigli” che lascio al buonsenso delle famiglie». «Ricordiamo che in Francia - conclude la nota della FIMP - è da tempo in atto una campagna di sensibilizzazione sul possibile rischio legato alle radiazioni non ionizzanti, alla diffusione dei cellulari tra i bambini, e alla necessità di ridurre quanto possibile la quantità di radiazioni assunte, in attesa di una sicura dimostrazione della loro innocuità».

 

Fonte: medpress.it

Donne medico, il 4% è vittima di violenza

Il 4% delle donne medico rimane vittima di aggressioni fisiche e il camice non tutela, anzi può incentivarle. Il dato emerge dal primo rapporto su "Lavoro e famiglia, stalking e violenza" presentato ieri dall'Ordine dei medici-chirurghi e degli odontoiatri di Roma, alla presenza del vice presidente della Camera dei deputati, Rosy Bindi e dei parlamentari Ignazio Marino e Paola Binetti. «La percentuale del 4%» ha sottolineato il presidente dell'Ordine, Mario Falconi «rappresenta una percentuale quasi doppia rispetto a quella delle donne italiane in generale, che è del 2,1% secondo dati Istat». La fenomenologia della violenza, ha precisato Falconi, ha molteplici profili, dalle critiche immotivate (59,5%) alle vere e proprie minacce (24,3%). Lo studio è stato realizzato tramite interviste a un campione di 1597 donne medico. «L'analisi dei risultati» secondo il consigliere dell'Ordine, Gabriella Masi «smentisce di fatto la percezione sufficientemente positiva che si ha della condizione del mondo medico al femminile». «E le politiche del paese» ha concluso Falconi «volte a lenire queste difficoltà sono poche. Ci aspetteremmo che, sulla base di questi allarmanti dati, la politica agisca di conseguenza».