20Mar

La relazione medico-paziente: il medico come farmaco

(tratto dalla rubrica “I Labirinti della Psyche”

presente sul sito www.scienzaesalutesilviadedonno.it

e pubblicato il 11/07/16)

 

Secondo Michael Balint, psicoanalista ungherese famoso per i suoi studi sulla relazione medico-paziente e per il suo metodo noto come “medicina centrata sul paziente”, il medico rappresenta il “farmaco” più frequentemente prescritto ma la sua farmacologia (l’azione terapeutica, la posologia, la tossicità, gli effetti collaterali, ecc) rimane sostanzialmente sconosciuta. E’ ormai ampiamente riconosciuto, anche in ambito medico, che la relazione tra il medico e il paziente, e in particolare il clima che si instaura tra i due sin dai primi minuti del loro incontro, assume un’importanza fondamentale per l’andamento del processo di cura e per l’instaurarsi di una buona compliance da parte del paziente, ovvero l’adesione alla terapia proposta dal medico. E’ altrettanto dimostrato che fattori di ordine psicologico possono avere un ruolo determinante nell’insorgenza e nel decorso di numerose malattie, basti pensare alle malattie psicosomatiche.

Tuttavia, pur essendo il medico il “farmaco” di maggior consumo, la formazione dei futuri medici non prevede alcuna preparazione specifica in questo campo. La medicina contemporanea presta molta attenzione alla malattia e ai sintomi, molto meno alla persona malata e poco o nulla alla relazione medico-paziente, per quanto le vicissitudini di tale relazione siano così spesso causa di insoddisfazione e di ansietà per entrambi i partecipanti, oltre che fonte di frequenti errori diagnostici e terapeutici (fonte: Società Psicoanalitica Italiana).

Nel passato, quando le conoscenze tecnico-scientifiche nel campo della medicina erano ancora limitate, il medico rappresentava una figura di grande prestigio, la cui autorità non veniva messa in alcun modo in discussione dal paziente. Nel rapporto col paziente, erano fondamentali la personalità del medico e la sua capacità di sostenerlo psicologicamente.

Grazie alla fiducia che il malato accordava al suo medico, quest’ultimo presentava una capacità di comprensione e di diagnosi che oggi si è persa e si cerca con difficoltà di recuperare. Bastava solo osservare alcuni piccoli segni perché il medico riuscisse a diagnosticare la malattia del suo assistito e salvargli la vita.

Oggi invece, il potere delle tecniche diagnostiche e terapeutiche è cresciuto enormemente e parallelamente è progressivamente diminuita la fiducia nutrita dal paziente nei confronti del medico, Gli errori e gli insuccessi terapeutici vengono oggi più facilmente attribuiti al medico che, in quanto uomo, può sbagliare e il paziente si sente rassicurato più dal dato di laboratorio o dai risultati degli esami diagnostici che dalla parola del medico.

Vanno anche considerati i vissuti del medico che, di fronte allo sviluppo tecnologico e alle enormi potenzialità diagnostiche e terapeutiche di cui dispone, avverte la paura dell’errore, del fallimento e dell’inadeguatezza.

Riassumendo, i progressi della scienza e della tecnica hanno determinato una minore importanza attribuita alle competenze relazionali del medico e alla sua capacità di relazionarsi al malato in quanto persona. Come già detto in precedenza, nella formazione dei medici si è dato progressivamente più rilievo alle competenze tecniche e sempre meno spazio all’aspetto comunicativo e relazionale nel rapporto con i pazienti.

La conseguenza è che sempre più pazienti si lamentano dei loro medici dai quali non si sentono compresi e ascoltati e sempre più medici lamentano la loro estrema difficoltà a porsi in relazione con i loro pazienti. Celebre, a tale proposito, è la frase del medico di campagna di Kafka: “Scrivere ricette è facile, difficile è trattare con la gente!”

Le difficoltà che insorgono all’interno della relazione tra medico e paziente sono ormai oggetto di studio già da alcuni decenni. L’evoluzione delle discipline psicologiche offre al medico gli strumenti metodologici per affrontare questo problema in maniera adeguata e per orientare in modo produttivo la relazione con il paziente.

E’ fondamentale dunque, alla luce di quanto detto, promuovere una collaborazione costante tra medico e psicologo, anche nelle forme di un affiancamento all’interno dello studio medico che ha dato risultati molto positivi nelle Regioni italiane in cui è stato sperimentato. Lo psicologo, infatti, può fornire al medico il supporto necessario per comprendere il paziente, la sua reazione psicologica alla malattia organica e il suo disagio psichico. Inoltre, grazie all’affiancamento con uno psicologo, il medico può avere la possibilità di analizzare i propri vissuti e le proprie risposte emozionali nei confronti del proprio paziente che non sempre sono di facile lettura e comprensione e che spesso possono compromettere la relazione terapeutica.

Soltanto attraverso un lavoro di questo tipo, il medico può riconoscere il valore intrinseco della relazione con il paziente ed imparare ad usarla con la stessa attenzione con cui userebbe un farmaco, potenzialmente non privo di effetti collaterali. L’obiettivo fondamentale è quello di trasformare la relazione medico-paziente in un atto terapeutico attraverso il quale il medico possa, come affermato da Balint: “Somministrare se stesso come farmaco”.

 

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Valentina Lucia La Rosa
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Valentina Lucia La Rosa

La dott.ssa Valentina La Rosa è una psicologa e psicoterapeuta, regolarmente iscritta all'Ordine degli Psicologi della Regione Sicilia con n° di iscrizione 6491. Laureata in Psicologia Clinica presso l'Università di Enna nel 2011, nel 2013 ha conseguito il Master di I livello in "Psicodiagnostica, costruzione del caso clinico e diagnosi della struttura personologica" presso l'APA (Associazione di Psicoanalisi Applicata) di Catania, con la direzione scientifica del Prof. Maurizio Cuffaro e del Prof. Giovanni Lo Castro. Parallelamente, ha frequentato con profitto il "Corso di formazione alla diagnosi e al trattamento di Dipendenze, Anoressie, Bulimie e Obesità", tenutosi a Catania sotto la direzione scientifica del Prof. Domenico Cosenza e del Prof. Giovanni Lo Castro.Ha frequentato diversi corsi di formazione e di aggiornamento professionale e, nel 2016, ha conseguito il Master su diagnosi e trattamento dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento. Ha conseguito la Specializzazione in Psicoterapia ad orientamento psicoanalitico presso l' Istituto Superiore di Studi Freudiani “Jacques Lacan" di Catania, scuola di specializzazione in psicoterapia ad orientamento psicoanalitco secondo l'insegnamento dello psicoanalista francese Jacques Lacan. Cultore della materia presso l'Università di Catania, collabora alle attività didattiche della cattedra di Psicologia Clinica. Lavora come libera professionista a Catania. Per info: www.valentinalucialarosa.it
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