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25Mag

Mamma mi racconti una fiaba? La Fiaba come strumento terapeutico in aiuto al paziente psichiatrico

A chi non è mai capitato da piccoli di voler raccontata una fiaba, sempre nuove, inventate oppure la stessa di sempre. Perché la fiaba? Che analogie presenta nell’ambito della cura dei disturbi psichici? 

La fiaba viene definita come “un racconto di avventure in cui domina il meraviglioso, tanto negli episodi come nei personaggi, e che ha di solito come protagonista un essere umano, nelle cui vicende intervengono spiriti benefici o malefici, demoni, streghe, fate” (Enciclopedia Treccani).  La fiaba è da intendersi come uno “specchio magico” in cui si riflettono alcuni aspetti del nostro mondo interiore; chi non si è mai sentito come Cappuccetto Rosso nella sua ingenuità  nell’affrontare da sola un percorso inesplorato, con una missione, attenta però a non cadere vittima degli ostacoli che si possono incontrare?  Oppure, pensando alla Sirenetta, chi non ha mai desiderato di vivere in un mondo che non ci appartiene, spinte da forti esigenze motivazionali che ci spingono a desiderare ciò che non abbiamo? E Peter Pan? Chi non vorrebbe rivivere ogni giorno un periodo della nostra vita in cui ci siamo sentiti felici, in cui potevamo fare ciò che volevamo vivendo in una parentesi in cui non dover dare spiegazioni a nessuno? Se aggiungiamo anche la possibilità di ricevere qualche consiglio da animali parlanti, una fatina ed un pesce accompagnato da un saggio granchio, il mix di felicità e appagamento sembra proprio un gioco da ragazzi.  

Nelle fiabe è facile immedesimarsi  perché i personaggi  e le peripezie che questi vivono vengono prospettate in soluzioni semplici con suggerimenti da seguire che portano verso un adeguato “e vissero felici e contenti”, verso la speranza che anche le situazioni più difficili e complicate possano trovare una soluzione.  La sensazione per chi ascolta incentiva a trovare dentro di sé la strada per la risoluzione dei propri conflitti. Per il bambino, destinatario principale della fiaba, questa ha lo scopo di indirizzarlo verso la scoperta della sua identità, attraverso l’estrinsecazione simbolica dei suoi conflitti, delle sue paure evolutive. Soprattutto, ha lo scopo di aiutarlo a procedere verso soluzioni, dimostrando che è possibile superare e controllare le avversità e che, anzi, è proprio nell’affrontare le difficoltà della vita, e non nel tentare di evitarle o nello sperare di non esserne colpiti, che risiede la possibilità di crescere, di avere nuove consapevolezze delle proprie potenzialità. La fiaba offre la rappresentazione simbolica necessaria a “mettere in scena” tutto ciò: personaggi tutti buoni o tutti cattivi, orchi e cavalieri, fate e streghe, giganti cattivi sconfitti da piccoli uomini furbi e coraggiosi. “ Le fiabe assicurano che se un bambino ha il coraggio di affrontare questa terrificante e dura ricerca, potenze benevole interverranno in suo aiuto, ed egli riuscirà” (Bettelheim, 1977). 

Se questo è l’effetto che ci si aspetta che la fiaba abbia sul bambino, il cui cervello e le relative dinamiche psichiche sono in via di evoluzione, qual è l’obiettivo che la terapia attraverso la fiaba dovrebbe raggiungere nell’adulto sofferente di disturbi psichici, il cui cervello e le cui funzioni psichiche hanno subito alterazioni nel loro fisiologico sviluppo?  

L’obiettivo che si propone questo tipo di approccio è quello di stimolare attraverso la lettura delle fiabe classiche l’elaborazione dei contenuti emozionali e dei vissuti personali ed interpersonali. Attraverso un  confronto mediato dal terapista della riabilitazione, emergono meccanismi d’identificazione, proiezione, introiezione sollecitati dalle immagini e dai simbolismi delle fiabe. L’elaborazione dei contenuti propri della fiaba si traduce in un’attivazione e modulazione della capacità di riconoscimento dei contenuti emozionali e del loro significato personale consentendo, attraverso la generalizzazione di tali acquisizioni cognitive, di potenziare i meccanismi di difesa dell’Io con un conseguente miglioramento delle capacità adattive generali del soggetto. Questo lavoro viene svolto in gruppo perchè il gruppo ha una funzione di stimolo, ma anche di contenimento, laddove le angosce sono troppo forti e dove sono presenti sintomi produttivi quali allucinazioni o deliri. La discussione e l’interazione tra tutti, l’intervento attivo dei terapisti, riportano costantemente alla storia, “costringono” in una trama, mentre il gruppo si costituisce come un contenitore in cui ognuno può lasciar fluire delle parti di sé senza temere il giudizio e la distruttività tipica in pazienti in  cui il mondo interno ed esterno spesso si confondono (Ba, 2003). 

 

In conclusione, la fiaba diventa un asso nella manica tra le tecniche utilizzate dal tecnico della riabilitazione psichiatrica, e ciò ci fa capire come sia possibile auspicare una integrazione tra terapia farmacologica, psicoterapia e l’ausilio della fiaba, che di certo saprà dare all’individuo una lente diversa nell’interpretazione delle proprie esperienze e dei propri vissuti. Poiché è insita in tutti noi la necessità di raccontarsi attraverso esperienze positive e stimolanti, come la fiaba, e di saper cogliere un’opportunità in più nel percorso verso lo stare meglio e il sentirsi meglio.  

 

Bibliografia 

Bettelheim, B. (1977). Il mondo incantato. Feltrinelli: Milano.  

Ba, G. (2003). Strumenti e tecniche di riabilitazione psichiatrica e psicosociale. Franco Angeli: Milano. 

 

Giulia Ferrara

Tecnico della Riabilitazione Psichiatrica
Mediatore Educativo
Specializzanda in Psicomotricità Funzionale
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Valentina Lucia La Rosa
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Valentina Lucia La Rosa

La dott.ssa Valentina La Rosa è una psicologa e psicoterapeuta, regolarmente iscritta all'Ordine degli Psicologi della Regione Sicilia con n° di iscrizione 6491. Laureata in Psicologia Clinica presso l'Università di Enna nel 2011, nel 2013 ha conseguito il Master di I livello in "Psicodiagnostica, costruzione del caso clinico e diagnosi della struttura personologica" presso l'APA (Associazione di Psicoanalisi Applicata) di Catania, con la direzione scientifica del Prof. Maurizio Cuffaro e del Prof. Giovanni Lo Castro. Parallelamente, ha frequentato con profitto il "Corso di formazione alla diagnosi e al trattamento di Dipendenze, Anoressie, Bulimie e Obesità", tenutosi a Catania sotto la direzione scientifica del Prof. Domenico Cosenza e del Prof. Giovanni Lo Castro.Ha frequentato diversi corsi di formazione e di aggiornamento professionale e, nel 2016, ha conseguito il Master su diagnosi e trattamento dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento. Ha conseguito la Specializzazione in Psicoterapia ad orientamento psicoanalitico presso l' Istituto Superiore di Studi Freudiani “Jacques Lacan" di Catania, scuola di specializzazione in psicoterapia ad orientamento psicoanalitco secondo l'insegnamento dello psicoanalista francese Jacques Lacan. Cultore della materia presso l'Università di Catania, collabora alle attività didattiche della cattedra di Psicologia Clinica. Lavora come libera professionista a Catania. Per info: www.valentinalucialarosa.it
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