02Set

Dottore in Infermieristica o Infermiere Professionale?

A 17 anni dall’abolizione del mansionario con la famosa legge n. 42 del 1999, la figura infermieristica in Italia presenta non poche difficoltà nell’affermare sopratutto a livello sociale quel riconoscimento che gli spetta di diritto ma che ancora purtroppo in molte realtà fatica ad ottenere, nonostante l’aumento delle responsabilità, dell’autonomia e delle competenze che rendono questa figura tra le più qualificate ed importanti in campo sanitario ed assistenziale. Ma perchè l’infermiere oggi non è riconosciuto totalmente come un vero e proprio professionista? Quali sono gli ostacoli che si interpongono affinchè la professione possa definitivamente consacrarsi ed acquisire appieno il ruolo che merita di avere? La risposta a queste domande sta alla base di un altro quesito importante: l’infermiere oggi come dovrebbe essere riconosciuto dall’utenza e dal personale medico-sanitario ed ausiliario? Cerchiamo di fare chiarezza su questo delicato argomento.

La crescita della professione infermieristica nel nostro Paese ha vissuto, sopratutto nell’ultimo ventennio, notevoli innovazioni e cambiamenti che hanno portato, sopratutto a livello giuridico, delle svolte epocali all’interno del nursing nostrano. L’infermiere, come molti sanno, in passato aveva un ruolo prettamente esecutivo, direttamente dipendente alle richieste del personale medico, quest’ultimo avente carico l’intera responsabilità su qualsiasi manovra/azione svolta dal personale infermieristico. Ma oggi troppi, molti dimenticano che il ruolo dell’infermiere si è trasformato da quello di esecutore a quello di professionista, in quanto responsabile dell’assistenza infermieristica generale, e questa responsabilità associata all’autonomia, è intesa come un principio guida dell’agire professionale.

L’infermiere è un soggetto attivo, che agisce in prima persona con autonomia di scelta e responsabilità entro una cornice valoriale in cui il rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo e dei principi etici della professione è condizione essenziale per assistere e perseguire la salute intesa come bene fondamentale del singolo e interesse peculiare della collettività. Un bene da tutelare in ogni ambito professionale attraverso attività preventive, curative, riabilitative e palliative.
La mission primaria dell’infermiere è il prendersi cura della persona che assiste in logica olistica, considerando le sue relazioni sociali e il contesto ambientale. Il prendersi cura è agito attraverso la strutturazione di una relazione empatica e fiduciaria verso l’assistito e proprio grazie a questo processo che l’infermiere orienta la sua azione al bene dell’assistito di cui attiva le risorse affinchè raggiunga la maggiore autonomia possibile soprattutto in condizioni di disabilità, fragilità o situazioni debilitanti. Ma alla luce di quanto detto, perchè allora l’infermiere non riesce ad avere quella piena autonomia e sopratutto quel rispetto che un professionista qualsiasi merita di avere?

Molto passa sicuramente dal modo in cui il personale d’equipe, l’utenza o un intera comunità stessa ci riconosce. Spesso e volentieri l’infermiere viene identificato oggi con il titolo di “Infermiere Professionale” o peggio ancora chiamato col cognome preceduto dalla dicitura “Signor” o “Signora”, facendo instaurare un sistema deprofessionalizzante della categoria già alla radice che porterà alla fine inesorabilmente ad uno dei problemi più gravi che sussiste all’interno della professione infermieristica, sempre iniziante col prefisso “de”, vale a dire quello del demansionamento, un intralcio purtroppo molto attuale che annega tutti i sogni di crescita che questa professione per anni ha inseguito e che ancora oggi continua a rincorrere.

Molti colleghi, medici, ausiliari o non addetti ai lavori, non sanno che oggi non esiste più l’infermiere professionale, e che questa dicitura è assolutamente impropria da accostare alla figura infermieristica. Questo lo dice il D.M. 739/94, che delinea il profilo professionale dell’infermiere, attraverso 4 punti fondamentali:

  • nell’ambito dell’assistenza sanitaria genericamente intesa esiste un campo specifico di intervento che è quello dell’assistenza infermieristica;
  • all’Infermiere vengono riconosciute come funzioni proprie la prevenzione, l’assistenza e l’educazione sanitaria;
  • l’Infermiere è un professionista a cui viene riconosciuta una metodologia specifica e peculiare d’intervento, autonomia e responsabilità professionale;
  • si riconosce all’Infermiere, responsabile dell’assistenza generale, la necessità di possedere ulteriori conoscenze teorico pratiche che verranno fornite con la formazione complementare.

Si sancisce dunque il passaggio dall’Infermieristica tecnica (Infermiere professionale) all’Infermieristica intellettuale (Infermiere professionista).

Chiarito questo punto, bisogna quindi capire come in realtà bisogna identificare questa figura.

L’infermiere, per diventare tale, segue un programma universitario di durata triennale, alla fine della quale, previo superamento di tutti gli esami accademici, acquisisce un titolo che lo nomina come Dottore in Infermieristica. Si esatto, avete letto bene, DOTTORE, perchè questo si diventa dopo aver acquisito un titolo universitario; vale ovviamente per i medici (Dottori in Medicina), per gli avvocati (Dottori in Giurisprudenza), Ingegneri (Dottori in Ingegneria), Economisti (Dottori in Economia) e così via discorrendo per ogni titolo acquisito dopo il superamento di tutti gli esami universitari che prevedono l’acquisizione di una laurea triennale o magistrale a ciclo unico che essa sia. Dico tutto questo perchè il rispetto per la propria professione diventa assolutamente prioritario affinchè questa venga considerata tale da tutti; e poi semplicemente, troppo spesso accade che l’infermiere ancora oggi viene visto come un lavoratore subordinato al medico, il che oltre a non essere vero è anche altamente penalizzante verso un ruolo che mira ad essere sempre di più il fulcro della sanità. Ma per diventare tale fulcro, bisogna assolutamente partire dalle fondamenta, e quest’ultime sono rappresentate dal modo con il quale ci presentiamo alle persone, agli utenti e al personale dell’azienda presso cui lavoriamo o un giorno lavoreremo. Quindi, rivolgendomi ai lettori, ma sopratutto ai colleghi e agli studenti del CdL in Infermieristica, a quest’ultimi consiglio di non avere mai paura di farvi riconoscere per quello che siete, che diventerete e che il vostro titolo vi riconosce e correggete sempre chi vi chiamerà Infermiere Professionale o “Signor/Signora”, e senza avere timore siate orgogliosi di essere e presentarvi sempre come Dottori in Infermieristica.

 

Dott. Gaetano Ciscardi

 

SITOGRAFIA

  • http://www.ipasvi.it/
  • http://www.scienzeinfermieristiche.net/files/analisi_dm_739_del_94.pdf

 

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Valentina Lucia La Rosa
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Valentina Lucia La Rosa

La dott.ssa Valentina La Rosa è una psicologa e psicoterapeuta, regolarmente iscritta all'Ordine degli Psicologi della Regione Sicilia con n° di iscrizione 6491. Laureata in Psicologia Clinica presso l'Università di Enna nel 2011, nel 2013 ha conseguito il Master di I livello in "Psicodiagnostica, costruzione del caso clinico e diagnosi della struttura personologica" presso l'APA (Associazione di Psicoanalisi Applicata) di Catania, con la direzione scientifica del Prof. Maurizio Cuffaro e del Prof. Giovanni Lo Castro. Parallelamente, ha frequentato con profitto il "Corso di formazione alla diagnosi e al trattamento di Dipendenze, Anoressie, Bulimie e Obesità", tenutosi a Catania sotto la direzione scientifica del Prof. Domenico Cosenza e del Prof. Giovanni Lo Castro.Ha frequentato diversi corsi di formazione e di aggiornamento professionale e, nel 2016, ha conseguito il Master su diagnosi e trattamento dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento. Ha conseguito la Specializzazione in Psicoterapia ad orientamento psicoanalitico presso l' Istituto Superiore di Studi Freudiani “Jacques Lacan" di Catania, scuola di specializzazione in psicoterapia ad orientamento psicoanalitco secondo l'insegnamento dello psicoanalista francese Jacques Lacan. Cultore della materia presso l'Università di Catania, collabora alle attività didattiche della cattedra di Psicologia Clinica. Lavora come libera professionista a Catania. Per info: www.valentinalucialarosa.it
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